Il 3 giugno 2021, durante uno scambio in Commissione per l’Occupazione e gli Affari Sociali del Parlamento europeo, Agnes Jongerius (S&D, Paesi Bassi) e Dennis Radtke (PPE, Germania), co-relatori della Proposta di Direttiva sui salari minimi adeguati, hanno riferito di aver ricevuto 918 emendamenti al loro progetto di relazione sulla proposta della Commissione Europea.
Nelle sue osservazioni introduttive, il correlatore tedesco Radtke, ha deplorato ancora una volta il fatto che la base giuridica della direttiva sia ancora in discussione, nonostante il parere positivo del servizio giuridico del Consiglio dell’UE. Mentre la Confederazione Europea dei Sindacati ha accolto con favore questo risultato invitando le istituzioni Ue ad agire, la questione della compatibilità del testo con i trattati europei (in particolare con la “clausola di riserva” dell’art. 153.5. del TFUE in materia di salari) è stata risollevata frequentemente durante il dibattito parlamentare. Molti deputati si sono espressi contro il testo, dall’estrema destra (Dominique Bilde, Francia) alla sinistra (la compagna portoghese Sandra Pereira, dell’eurogruppo The Left), la quale ha proposto un emendamento finalizzato a respingere in toto la proposta della Commissione. Secondo l’eurodeputata The Left la proposta della Commissione stabilisce criteri che possono limitare o prevenire un aumento dei salari a livello nazionale. Inoltre, visto che i meccanismi di determinazione dei salari sono di competenza esclusiva degli Stati membri (in base al citato art. 153.5. TFUE), la proposta di Direttiva della Commissione incide su tale eccezione di competenza.
Anche Jeroen Lenaers (PPE, Paesi Bassi) ha espresso i dubbi su un approccio europeo alla questione ed ha proposto che il servizio giuridico del Parlamento esamini, a sua volta, la base giuridica. Secondo lui, sarebbe più dannoso creare false aspettative tra i cittadini europei che legiferare con un margine di manovra più limitato.
In generale, i gruppi politici rimangono frammentati al loro interno in base alle appartenenze nazionali, come ha sottolineato Monica Semedo (Renew Europe, Lussemburgo) notando le divergenze all’interno del suo gruppo. La maggioranza delle delegazioni danese e svedese rimane contraria a qualsiasi interferenza del legislatore europeo in materia retributiva, come dimostrano i numerosi emendamenti che chiedono di respingere la proposta di Direttiva nonché i pareri motivati dei parlamenti nazionali danese e svedese sulla sussidiarietà.
I correlatori e i relatori ombra si incontreranno di nuovo la prossima settimana per iniziare a lavorare su un testo di compromesso. L’obiettivo è di votare il testo in Commissione EMPL a settembre anche se, date le tensioni, è probabile che il testo slitti alla sessione plenaria di ottobre 2021, prima dell’inizio dei negoziati interistituzionali.